Quello dell'emigrazione è un tema sempre molto caldo e anche molto controverso. Intolleranza, ignoranza, malafede sono sempre purtroppo dietro l'angolo.
Abbiamo intervistato Augusto Forin in occasione dell'8 Marzo al Teatro Govi di Genova dove ha presentato alcune canzoni dello spettacolo Amerique con letture curate dall'attrice Fiammetta Bellone.
Forin il vostro lavoro è sicuramente coraggioso e non privo d'insidie, infatti è facile cadere nella retorica quando si parla di emigrazione/immigrazione. Come è nata l'idea di creare uno spettacolo di teatro canzone su questa tematica ?
Tutto parte dal testo teatrale che Ivano ha scritto ispirandosi alla mostra “Emilia una di noi”. Nel testo erano già presenti alcune poesie e ci sembrava giusto aggiungere anche delle canzoni originali per completare l’opera. In quanto alla retorica non mi sembra che in questo testo se ne faccia uso, qui si narrano fatti storici con tanto di nomi e cognomi e non serve ricorrere a nessun artifizio persuasivo per trasmettere le forti emozioni che suscitano quelle storie.
È un terreno fertile per facili polemiche tendenti al razzismo, al pregiudizio, ma anche al senso di paura e di impotenza all'interno della società...
L’uomo risponde agli stimoli dell’ambiente come qualsiasi altro animale su questa terra. Se l’ambiente che lo circonda è ostile o privo di risorse è un impulso naturale quello di mettersi alla ricerca di un luogo nuovo che possa garantire la sopravvivenza. Purtroppo questo causa il fatto che, in questo nostro mondo che non è illimitato, si finisce per invadere territori già occupati e si entra così in competizione con chi questi territori già li occupa. Il razzismo nasce dall’ignoranza, dalla paura del diverso e delle novità. Attenzione però, questo vale per entrambi i soggetti: l’immigrato e l’autoctono.
Non le sembra strano che noi italiani, popolo di emigranti (il lavoro Amerique porta dati storici inequivocabili) e quindi immigrati per altri paesi, ci troviamo oggi a fare i conti con il nostro razzismo nei confronti di persone che per molti versi dovrebbero ricordarci il nostro (recente) passato?
Fa comodo a molti avere la memoria corta. Nel nostro caso poi non è neppure un problema di memoria corta ma di malafede perché noi italiani non abbiamo mai smesso di emigrare. La “fuga di cervelli” che tanto fa discutere non è forse nuova emigrazione ?
Quanta responsabilità hanno, se ce l'hanno, i media e la politica nel generare insofferenza e paura ?
I media hanno una grossa responsabilità nel seminare paura; per fare audience riverberano notizie allarmanti. Ecco l’annuncio della nuova influenza che semina morte, la presenza del mostro di turno, l’arrivo dell’asteroide che colpirà la terra e naturalmente la caccia al clandestino ladro e cattivo non può mancare. Appena viene data la notizia di un furto o di un omicidio i media tra i primi sospettati mettono sempre in prima posizione lo straniero di turno che immancabilmente si rivela completamente estraneo ai fatti. Infatti la stragrande maggioranza degli episodi delittuosi avviene all’interno della famiglia ma questa informazione non fa comodo divulgarla nella nostra società che si riconosce nell’assioma casa-chiesa-famiglia.
A chi è rivolto preferibilmente il vostro lavoro ?
A chiunque sia fornito di un cervello e che questo sia in grado di elaborare un pensiero in base ad uno stimolo proveniente dall’esterno.
Da chi è prodotto lo spettacolo ?
Lo spettacolo è prodotto e interpretato dagli Agitatori Culturali Irrequieti Gian dei Brughi con il fondamentale appoggio del gruppo Città di Genova.
Dopo il lavoro sulle società di mutuo soccorso con il disco che è appena uscito, sta proseguendo a pieno ritmo il suo sodalizio artistico con il poeta Ivano Malcotti, avete altre cose in cantiere ?
Con Ivano si è creata una a specie di reazione a catena, ogni volta che entriamo in contatto partono nuove idee. Questo è bello ma ci siamo anche imposti un limite per non rischiare di disperderci in infiniti rivoli creativi.
Al momento attuale credo sia giusto concentrarci su questi ultimi nostri progetti: “SOMS che storia!” e “Amerique” e fare in modo di farli conoscere al maggior numero possibile di persone.